lunedì 14 dicembre 2015


INCONTRO DEL 6 NOVEMBRE 2015

PER MANO MIA  Il Natale del Commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni

Questo giallo è stato apprezzato da tutti per la scrittura, le descrizioni  poetiche e per le vicende umane di ogni personaggio.

Il romanzo è ambientato nella Napoli degli anni ’30, durante il periodo fascista, nei giorni antecedenti il Natale.
L’autore, durante tutto il romanzo, fa vivere con tante descrizione la viglia del Natale e come viene vissuto dalla città in fermento.

In un appartamento signorile vengono trovati i corpi massacrati dei signori Garofalo, lui centurione fascista addetto al controllo della pesca e lei casalinga.

Le indagini verranno svolte dal Commissario Ricciardi, non un poliziotto comune, infatti ha un dono oppure una maledizione: quando  è alla presenza di un delitto o passa in un luogo dove il delitto è avvenuto  riesce a sentire le ultime parole pronunciate in punto di morte dalla vittima.

Questa sua caratteristica è stata giudicata in maniera diversa dalle lettrici, alcune l'hanno giudicata inquietante altre invece ritengono che la sua umanità venga rinforzata, comunque questo dono lo aiuta sicuramente nel suo lavoro.

E' ricco, non è coniugato e vive con una tata, Rosa che sta invecchiando e le mancano le forze; quando il   Commissario se ne rende conto le fa promettere di cercare un'aiutante.

E' segretamente innamorato di Enrica che fa in modo di vedere tutte le sere dalla finestra illuminata presso la quale lei ricama; Ricciardi non ritiene di dichiararsi in quanto teme che la sua maledizione possa rovinare la relazione e quindi l'amore rimane platonico; Ricciardi però riceve le continue avances di Lidia, vedova bellissima e ricca di un tenore ucciso e conosciuta da Ricciardi durante le indagini. 

E' comunque giudicato da tutte le lettrici, oltre che bello (occhi verdi e ciuffo ribelle) molto affascinante.

Il commissario Ricciardi, insieme al suo brigadiere Maione,  inizia le indagini che li porteranno a due indiziati principali: Lomunnno e la famiglia di pescatori Boccia.  Entrambi avevano motivi per odiare Garofalo.

Lomunno viene  accusato ingiustamente da Garofalo di aver preso denaro illegalmente e per questo viene imprigionato, perde il posto e viene sostituito da Garofalo di cui prima era il capo. 

I Boccia, pescatori molto poveri e con un bambino molto ammalato, si erano recati nell’appartamento dei Garofalo prima della scoperta del delitto per chiedere  un rinvio del pagamento della multa comminata dal Garofalo per  problemi relativi alle regola sulla pesca di cui erano  stati accusati ingiustamente e per le quali avrebbero perso la barca.

In effetti questi indiziati sono già in parte scagionati dalla scrittura che l’autore inserisce in corsivo tra i capitoli.

Un primo indizio scoperto dai due poliziotti è la  scoperta di una  statuina di San Giuseppe rotta sotto il tavolo del presepe allestito in casa Garofalo.

Anche il  presepe ha una parte importantissima nella storia, perchè o lo si trova in tutte le case visitate dai due poliziotti, perché il motivo per il quale le varie statuine devono stare nel presepe viene ben  raccontato da un prete a cui Ricciardi si rivolge per capire l’importanza di ogni figura e perché Napoli è quasi la culla del presepe stesso.

Tra le persone vicine a Garofalo c'è Suor Veronica che Ricciardi decide di andare a trovare.  Suor Veronica, piccola, grassottella, con la voce stridula e le mani sempre sudate, è la sorella della Garofalo e si prende cura abitualmente della nipotina portandola in convento come è successo anche il giorno del delitto. Suor Veronica è anche molto devota al presepe e in quel periodo ne sta allestendo uno molto grande in convento.

La scintilla però che fa scattare la soluzione del delitto è dovuta al fatto che, durante una passeggiata tra i venditori di pesce, Ricciardi vede scappare un capitone da una cassetta e questo gli ricorda ricorda le mani sempre sudate di Suor Veronica, la vecchiaia di Rosa alle quali sfugge dalle mani Gesu Bambino  mentre preparava anch'essa il presepe e il San Giuseppe rotto in casa Garofalo, 

Abbandona le tracce che sta seguendo e si reca nuovamente al convento dove in presenza di suor Veronica, finge di gettare a terra la statua di San Giuseppe. Suor Veronica, ha una reazione violenta, si scaglia con un coltello in mano contro il Commissario e a quel punto confessa il suo delitto, continuando però a dire che non aveva rotto volontariamente la statua di San Giuseppe ma che le era sfuggita dalle mani, come se fosse più preoccupata dello sfregio a San Giuseppe che del delitto che aveva commesso. Si giustifica dicendo che il cognato e la sorella erano indegni di essere genitori e di fare il presepe.

Nel romanzo è stata da tutte le lettrici sottolineata l'emozione che suscita  la storia di Maione che fa riflettere sulla vera essenza del Natale. Aveva perso il figlio maggiore per mano di un delinquente che in punto di morte confessa che il vero assassino era il fratello più giovane, Biagio. A questo punto nascono in Maione  dapprima sentimenti di vendetta, ma alla vigilia di Natale, quando, seguendo Biagio, forse per vendicarsi, incontra Lucia, sua moglie, che lo aveva seguito.  Ricordando il figlio ucciso entrambi decidono di perdonare il vero assassino e ritornano  a casa per festeggiare la vigilia e Maione porta a casa Benedetta, la figlia dei Garofalo, rimasta sola.

Un''altra lettrice con la quale eravamo tutte d'accordo ha rilevato che l'emozione è in tutto il libro, nella scrittura, nelle storie e nel Natale.


INCONTRO DEL 4 DICEMBRE

LA VERITA' SUL CASO HARRY QUEBERT di Joel Docker

Si tratta di un thriller che per le molteplici situazioni che cambiano continuamente gli indizi, ha lasciato tutte incollate al libro. Come particolarità viene segnalato che i capitoli sono numerati al contrario dall'ultimo al primo.

E' la storia di uno scrittore di successo, Harry Quebert che ha avuto un grande successo per la pubblicazione del romanzo" Le origine del male " in cui racconta il suo amore di uomo maturo con una ragazzina quindicenne di nome Nola che viene assassinata.

La narrazione si svolge con continui flash-back tra il 1975, anno delle vicende, e il 2008, anno delle indagini svolte da Marcus, ex-allievo di Harry, che le fa riaprire.

Il delitto riguarda la morte di Nola che risale al 1975 ma il cui corpo viene trovato nel 2008 nel giardino di Harry e, per questo, viene ritenuto responsabile e imprigionato.

Marcus, decide di recarsi sul posto per scagionare il suo amico in quanto non lo ritiene capace del delitto.

Le indagini si rivelano complesse perchè ogni indizio viene smentito da uno successo e ogni sospettato viene scagionato subito dopo.

Alla fine del racconto, quando sembra finalmente di poter individuare l'assassino in  Caleb, in quanto innamorato anche lui di Nola e forse da lei rifiutato, avviene un primo colpo di scena quando si scopre che gli assassini sono due poliziotti, il commissario che seguiva le indagini e il marito di Jenny una donna innamorata di Harry nel passato.

L'altro colpo di scena è la rivelazione di Harry che il romanzo di grande successo, che tutti credevano scritto da lui, in realtà era stato scritto da Nola.

Non vi è stato nulla nel libro che abbia particolarmente emozionato anche se è stato di gradevole lettura; un a lettrice ha segnalato che nessuno e niente è come sembra in questo romanzo ma anche questo non è riuscito a suscitare emozioni.

La scrittura è spesso frettolosa.






mercoledì 14 ottobre 2015

INCONTRO DEL 2 OTTOBRE

Durante il primo incontro dopo l'estate abbiamo commentato i due libri scelti:

ACCABADORA di Michela Murgia
Accabadora di Michela Murgia, libro vincitore del premio Campiello2010, è ambientato nella Sardegna degli anni cinquanta, nell'immaginario paese di Soreni. Maria Listru, ultima di quattro sorelle, orfana di padre, viene adottata da Bonaria Urrai, zitella non più giovane, a cui la vita non ha donato ne' un marito ne' una figlia. Così prende Maria come "fill'e anima", una bambina generata due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un'altra.
Maria è stupita dal rispetto e dalle attenzioni della nuova madre che le ha offerto dimora, istruzione e insegnato un mestiere, tuttavia nota qualcosa di misterioso nella vecchia vestita di nero, nei suoi silenzi, nello sguardo timoroso di chi la incontra, nelle improvvise uscite notturne.
Tutti a Soreni sanno che Bonaria conosce i sortilegi e le fatture di una cultura rimasta arcaica nel profondo e che quando è chiamata, solo se veramente voluto dal l'interessato senza speranza, è disposta a portargli una morte pietosa; è il gesto!l amorevole e finale dell'ultima madre: l'accabadora.
Quando Maria scopre, attraverso la confidenza dell'amico Andria, l'aspetto di Tzia Bonaria che non conosceva, dopo un duro confronto decide di lasciare il paese per Torino perché pensa che non sarebbe mai "...capace di uccidere solo perché è quello che volete"." Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo" l'ammonisce l'accabadora.
Dopo due anni, quando decide di tornare in Sardegna, a seguito del licenziamento e di una lettera della sorella che le comunica le gravi condizioni di salute del l'accabadora, Maria deve riconsiderare le sue convinzioni sull'eutanasia espresse prima di lasciare il paese natale.
Il romanzo è piaciuto sia per l'importanza e l'attualità dei temi trattati, sia per la bravura dell'autrice nel presentare uno scorcio di Sardegna con un linguaggio efficace, capace di descrivere con la stessa emozione sia la  vita, che la morte.
Si è discusso sul personaggio e sulla pietà, considerando il compito dell'accabadora come qualcosa di indispensabile in un'epoca senza rimedi al dolore fisico e alla sofferenza di chi ne è colpito; qualche partecipante ha ricordato che anche nelle guerre, sia antiche che più recenti, c'era sempre qualcuno che si assumeva questo terribile compito.
Qualcuno  è stato colpito dalla crudele fisicità  con cui l'accabadora dava l'eutanasia in confronto alla fredda e, spesso, economica  modalità in cui l'eutanasia viene data nei nostri tempi .

E' difficile in un GDL giudicare la singola posizione morale sull'eutanasia, come richiesto alla fine dell'incontro,  perchè ogni  posizione può avere tutte le ragioni per giustificarla o per non accettarla. 

CANALE MUSSOLINI di Antonio Pennacchi
Il romanzo racconta l'epopea della bonifica dell'Agro Pontino avvenuta negli anni 30 durante il periodo fascista.
E' un romanzo corale, attraverso la saga della numerosa famiglia di contadini Peruzzi , una delle tante residente in  "altaitalia" e convinti dalla fame e dal Rossoni a trasferirsi  appunto nell'Agro Pontino, ricevendo un podere da lavorare, l'autore racconta anche la storia di quel periodo fino alla fine della II Guerra Mondiale.
L'autore utilizzando, un simpatico  e originale, escamotage, intercala al racconto anche delle domande dirette al lettore che si sente coinvolto nel pensare qual'è la sua opinione sia su fati passati che presenti.
I personaggi sono tantissimi e attraverso la le loro opinioni e le loro storie si può avere uno spaccato di come gli italiani hanno vissuto, non solo socialmente ma anche politicamente quelle vicende (dal socialismo, al fascismo, al festeggiare la liberazione da parte degli alleati).
I nomi dei protagonisti sono tutti un programma: Pericle, Turati, Bissolata, Iseo, Adelchi, Temistocle, Paride, etc.  Anche questa è una particolarità delle zone della bassa padana  da dove proviene la  famiglia Peruzzi.
Vivevano tutti di agricoltura,  chi mezzadro, chi a giornata ma tutti pronti a buttarsi nel fuoco per aiutarsi nelle difficoltà, fino a quando il Paese si divise tra socialisti e fascisti, dopo che lo stesso Mussolini passò appunto dal socialismo alla dittatura.  E' in  questo clima che uno dei personaggi, Pericle, diventa il più fascista  e il protagonista della storia.
Un aspetto sociale del racconto è stata la difficoltà di integrazione tra i "cispadani"  e i "marocchini" che però, come succede quasi sempre porta alla mescolanza e alla solidarietà nei momenti difficili). Infatti i "cispadani" quando vengono sfollati perchè bombardati durante la presa del  Monastero di Cassino  trovano accoglienza presso i "marocchini" sui monti. 
Per quanto riguarda invece il racconto storico a volte c'è più di qualche leggerezza (l'uccisione del prete da parte di Pericle) e anche qualche strumentalizzazione;  con la "favola" dell'impero e del portare la civiltà vengono quasi giustificate le stragi e gli stupri commessi in Nord Africa, anche se proprio alla fine del  libro  Adelchi , uno dei Peruzzi,  che aveva partecipato a una delle spedizioni, si trova a dire, quasi con un certo  rimorso, "proprio come abbiamo fatto noi" a proposito delle stragi e degli stupri avvenuti proprio in Agro Pontino (come raccontato nel film La ciociara)  da parte dei battaglioni marocchini al seguito degli alleati.
Spesso quando parlano di fatti politici o di guerra, qualcuno dei  protagonisti  dice ingenuamente senza molti ragionamenti una grande verità:  "ognuno ha la sua ragione"  e questo ha ricordato  il discorso filosofico di Kim sulla resistenza  nel romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno"
A volte il romanzo fa sorridere sulla figura di Mussolini e Hitler che parlano e pensano  in dialetto, oppure quando Mussolini fa la corte alla nonna della famiglia facendo infuriare il nonno.  Il dialetto disseminato in tutto il romanzo potrebbe far pensare ad  un ridimensionamento della tragedia della seconda guerra anche se può essere semplicemente il modo di rendere il racconto più accattivante e anche un po' ruffiano.
La vita comunque era durissima sia prima in Altitalia che dopo nell'Agro Pontino, ma di tutto la famiglia Peruzzi dava la colpa ai vecchi padroni ( "Maledetti i Zorzi Villa) che li avevano ridotti alla fame   e costretti ad emigrare. Le condizioni della donna , solo apparentemente sottomessa, era molto libera sia perchè nessuno si scandalizzava se erano ragazze madri e i figli nati fuori  dal matrimonio erano comunque braccia da lavoro e venivano comunque tutti  tenuti in famiglia
Tra i personaggi spiccano per vari motivi: la nonna, Pericle uno dei suoi figli,  Paride un nipote, figlio di Temistocle,  e  soprattutto l'Armida e pure Bissola.
La nonna è la classica "razora" padana, tutto vede, tutto organizza e tutto comanda e nessuno si ribella, neppure il nonno,  ha un cuore grande, ma soprattutto è una madre e Pericle, che è il protagonista principale,  è il figlio prediletto; infatti la madre diventa crudele nei confronti della vedova quando tradisce suo figlio; le toglie tutti i figli.
Paride e l'Armida sono protagonisti di una storia d'amore particolare. Paride è il nipote acquisito di Armida e lei è la vedova di Pericle disperso e mai più tornato dalla guerra.  Armida viene considerata un po' matta perchè alleva api, parla con loro, e ricava dai loro voli e rumori previsioni. Per colpa della sua passione per il nipote, peraltro ricambiata, le verranno tolti tutti i figli e verrà allontanata dalla famiglia e lei accetterà tutta la crudeltà perchè è cosciente dell'errore commesso  e perchè è contenta che anche il figlio di Paride  verrà considerato un Peruzzi a tutti gli effetti,  in quanto lei sostiene che è figlio di Pericle come tutti gli altri perchè è stata la sua mancanza a spingerla verso Paride e anche il concepimento è come se lo avesse fatto con Paride che lei amava appassionatamente.
La Bissola,  riesce a far sorridere per la  sua inconsapevolezza quando, durante una riunione celebrativa della Resistenza, ritiene di averla fatta anche lei la resistenza, perchè aveva sparato agli alleati mentre liberavano i loro poderi!!
Il libro termina con una sorpresa, si scopre che il narratore che si era già dichiarato l'ultima generazione dei Peruzzi , è un prete ed è proprio l'ultimo figlio di Armida.
Il romanzo è piaciuto a tutti per la piacevolezza della lettura e per la descrizione di un fatto storico poco conosciuto.

Prossimo incontro 6 novembre all 16.00; si commenterà la verità sul caso Harry Quebert di Joel.Dicker.

sabato 29 agosto 2015



INCONTRO DEL 29 MAGGIO 2015

IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO di Italo Calvino
Il romanzo viene pubblicato la prima volta nel '1947; la seconda edizione, con una lunga prefazione di Calvino , che diventerà parte integrante del romanzo, solo nel 1964Nella prefazione, Calvino descrive le ragioni che l'hanno portato a scrivere il libro e parla della responsabilità che ha avvertito, avendo partecipato alla Resistenza,  di tener viva  la memoria. Considera però  il tema come troppo impegnativo e solenne e decide di affrontarlo cogli occhi di un bambino.

A  proposito della necessità di tener viva la memoria, c'è da rilevare che proprio questo libro è stato uno dei temi dell'esame di maturità di questo anno ma che solo una minima percentuale lo ha scelto.

Il protagonista  è Pin un bambino di bassa estrazione, senza famiglia, a parte una sorella che fa la vita e alla quale procura a volte clienti, Vive in un  carruggio ligure frequentando solo adulti da osteria, per loro Pin è un diversivo, a volte divertente a volte impertinente e  lo usano per i loro scopi, Per metterlo alla prova gli ordinano di portare loro una pistola, Pin l'aveva vista nelle tasche di  un soldato tedesco, cliente della sorella e gliela ruba.
Per questo motivo finisce in prigione ed incontra un partigiano che lo aiuta a fuggire.
Ma Pin non si fida degli amici dell'osteria, nasconde la pistola in un luogo segreto, appunto sul sentiero dei nidi di ragno.
Uscito di prigione rimane però solo e sbandato, incontra Cugino, un partigiano che lo porta in montagna nel suo gruppo.

Pin vive con i partigiani fino alla fine della guerra.

Sono importanti e interessanti due protagonisti del Libro: Cugino che combatte solitario  e pensa che le donne, essendo lui stato tradito, siano la causa delle tragedie e della guerra. Diventerà amico di Pin e lo scrittore fa intendere, ma non lo scrive chiaramente,  che toglierà di mezzo la sorella di Pin e  inizieranno un nuovo percorso di vita insieme alla fine della guerra.

L'altro protagonista è Kim, un intellettuale che durante una marcia riflette sulle motivazioni della guerra partigiana riconoscendo che entrambi gli schieramenti credono di essere nel giusto, ma che solo i partigiani lo sono. Pur affermando le sue certezze non sa però rinunciare a farsi le domande più scomode.

Gli altri personaggi sono la rappresentazione di tutta la gamma di passioni e motivazioni  che passano dall'animo umano durante una guerra di cui molti, come viene ben rappresentato nel discorso che Kim fa a Ferreir, non capiscono il vero scopo, pur mettendo in gioco la loro vita. In tutti i casi sono uomini e donne che non sono rimasti ad aspettare sono diventati protagonisti della liberazione dell'Italia dal fascismo e dai tedeschi.

L'opinione delle lettrici è che il libro racconta la resistenza da un'altra ottica, commuove la determinazione di Pin di farsi accettare dagli adulti, non avendo lui famiglia; Pin non ha avuto un'infanzia e solo la parte finale fa sperare che troverà un affetto per recuperare quanto gli è mancato.

INCONTRO DEL 19 GIUGNO 2015
LE RELAZIONI PERICOLOSE  di P.A.F.Choderlos de Laclos

Questo romanzo epistolare è stato scelto in preparazione della rappresentazione teatrale per la quale il Teatro Lirico ha  offerto alcuni  biglietti al nostro Gdl.

Il romanzo  è stato scritto nel 1796 ed è opinione delle lettrici che  trasmette tutta la lontananza del modo di vivere di un gruppo di facoltosi personaggi dalla nostra epoca anche se le vicende nascono da vizi sempre attuali anche nella nostra epoca: passione, perfidia, inganno etc.

La storia è stata  anche la trama di un famoso film degli anni '80.
I protagonisti principali sono la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont, una volta amanti,  che si sfidano per quasi tutta la durata dell'epistolario, nel conquistare i malcapitati che incontrano, solo per il piacere di sottometterli al loro potere malato. Cosi' facendo fanno molto del male a diversi protagonisti del romanzo.

La fine però sarà tragica per entrambi.

Il visconte di Valmont muore in un combattimento  con l'ultimo amante della marche di Merteuil.

La marchesa invece si ammala di vaiolo, dopo essere stata umiliata e insultata in pubblico a causa dalla diffusione delle lettere che si scambiava con il visconte sulle loro nefandezze.

Il libro non è piaciuto a nessuno.

Il prossimo incontro è previsto per il 2 ottobre alle 15.30 in Biblioteca.
Il due libri da commentare saranno: Canale Mussolini di Antonio Pennacchi e Accabadora di Michela Murgia.
Il libro da ritirare è invece La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker.




martedì 5 maggio 2015

INCONTRO DEL 17 APRILE 2015

IL DESTINO SI CHIAMA CLOTILDE DI G. GUARESCHI

Il sottotitolo  di questo libro, molto azzeccato, è Romanzo di amore e di avventura.

E' una storia bizzarra e poco verosimile.

Il romanzo si apre con  il rapimento da parte d Clotilde dei tre protagonisti, Pio Pis, Settembre Nort e Filimario Doublè che, secondo quanto lei asserisce, sono gli uomini più impossibili della città, mentendo sul fatto che è perdutamente innamorata di Filimario che però, per una buona parte del racconto dice di detestarla.

Il titolo definitivo del romanzo  richiama il fatto che, in effetti, il destino di tutti i personaggi e nelle mani di Clotilde che porterà tutti i protagonisti a comportarsi come Lei vuole.

L'unico che le resiste fino alla fine al destino che di volta in volta Clotilde gli prepara è Filimario; infatti, per una scommessa con la madre che, fin da bambino, voleva propinargli l'olio di ricino, non lo berrà  fino alle ultime pagine del libro,  rinunciando, alla morte della madre, alla cospicua eredità perchè, nel testamento, la condizione per riscuoterla è quella di bere l'olio di  ricino.

Nella parte centrale del romanzo Guareschi inerisce una digressione in cui il narratore è l'autore stesso che, prima di fare il giornalista era stato in Sud America con uno zio, vivendo di lavori anche poco illegali.
In effetti questa digressione risulta abbastanza scollata dal resto del romanzo se non per le stranissime attività che vengono raccontate, che fanno il pari con le stravaganti situazioni del resto del libro.
Oltre ai personaggi sopra nominati, Giorgino e la banda dei contrabbandieri che sono in vita, ci sono anche i genitori di Filimario, ormai deceduti, che osservano e commentano dall'alto le avventure del figlio.
Sembra si tratti di un'analogia con il famoso crocifisso con il quale don Camillo dialoga nella saga di Peppone e Don Camillo che  sono i romanzi dell'autore che hanno riscosso più successo.

Il romanzo si conclude con un cambio di scena: Filimario innamorato cederà a Clotilde bevendo il famoso olio di ricino, entrando così in possesso della favolosa eredità di cui godrà i frutti la furba Clotilde che ripianerà anche tutti i debiti contratti per far innamorare di se' Filimario.

Il libro ha divertito anche se è stato considerato un po' datato.

Nel prossimo incontro del 29 maggio - ore 15.30 -  commenteremo il libro La strada dei nidi di ragno di Italo Calvino.


Il libro da ritirare è Le relazioni pericolose di P.A.F. Choderlos de Laclos, da cui è stato tratto il famoso film con Glenn Close e John Malkovich.


venerdì 27 marzo 2015

Il prossimo incontro è previsto il 17 aprile - alle 15.30 -  presso la Biblioteca; commenteremo il libro di G. Guareschi  Il destino si chiama Clotilde.
Il Libro scelto per il prossimo mese è I sentieri dei nidi di ragno di I. Calvino che si ritirerà il 17 aprile.

giovedì 26 marzo 2015

SABATO 14 MARZO - INCONTRO CON FLAVIO SORIGA

In collaborazione con il Circolo Culturale Sardo "Grazia Deledda", la Biblioteca "Oriana Fallaci" è stato organizzato un incontro con lo scrittore Flavio Soriga per discutere dei suoi libri Sardinia Blues e Metropolis.

Dopo una breve presentazione del nostro GDL allo scrittore, il nostro Sindaco, Marco Invernizzi, ha introdotto il libro Sardinia Blues mettendone in risalto la scrittura moderna e veloce. Sottolineando che il "desiderio" era il filo conduttore del romanzo e che il libro avrebbe potuto benissimo essere la sceneggiatura per un film.

E' stato fatto notare allo scrittore che sembra che nel romanzo voglia prendere le distanze dalle tradizioni arcaiche e romantiche con cui i continentali pensano alla Sardegna

Lo scrittore ha fatto notare che le tradizioni continuano ad esistere ma  che  l'isola, pur rimasta nel suo isolamento per lungo tempo, fa parte del mondo globalizzato in cui tutti viviamo con tutti i pregi e i difetti che ciò comporta.

Ha parlato anche della talassemia, malattia diffusa nell'isola, molto presente nel romanzo, con una leggerezza  che dà speranza a coloro che la devono affrontare.

Gli è stato chiesto se il romanzo è autobiografico e lui per tutta risposta ha letto ironicamente la dichiarazione che  "tutti i fatti e i personaggi descritti sono pura fantasia dell'autore ............".

Su richiesta ha parlato anche delle sue attività per organizzar festival di scrittura e nella televisione.

E' stato di una simpatia veramente contagiosa.

Anche per questo incontro dobbiamo ringraziare la perfetta organizzazione del Circolo Culturale Sardo di Magenta che ha contribuito alla riuscita dell'evento.


INCONTRO DEL 13 MARZO 2015
DIARIO CLANDESTINO di GIOVANNII GUARESCHI
Il libro racconta la prigionia dell’autore in un campo di concentramento per militari, prima in Polonia e poi in Germania, dal ‘43 al ‘45.
Non si tratta di un vero diario, come lo stesso autore ci dice all’inizio del libro; infatti non racconta giorno per giorno la prigionia ma si tratta quasi di un’antologia di situazioni tra il doloroso, il tenero, il nostalgico e l’ironico.
Ci limitiamo quindi a citare solo alcune pagine,  perché molte quelle che meritano una riflessione particolare come ad esempio quelle che seguono.

Sulla fame, esorcizzandola con una lettera indirizzata alla moglie alla quale dà  istruzioni su come imbandire la tavola per il Natale; oppure quando non si riconosce allo specchio per la magrezza.

Sulla tenerezza che traspira da alcune pagine come quella della morte del Capitano che conserva tre tavolette di cioccolata destinate ai suoi bambini e muore di fame.

Sulla nostalgia, quando parla del figlio mai nato o di Carlotta, la cui fotografia è l’unico oggetto che si salva nell’episodio del Pacco rotto dove l’autore raggiunge un punto di ironia veramente eccezionale.

Su sogno, con il quale  evade dalla condizione tragica in cui si trova, consentendogli di rimanere in vita senza impazzire. Infatti, ritroviamo il sogno nel racconto di Cip, figlio di un guardiano addetto al controllo e all’uccisione di eventuali evasori, la cui fotografia viene persa dal padre mentre viene portato in infermeria. La fotografia viene ritrovata da Guareschi, che con  l’immaginazione fa diventare il bambino piccolo piccolo tanto da poterlo tenere nel nella suo gavettino, per soddisfare il bisogno di tenerezza per i figli e per sentire un po’ meno la nostalgia.

Nonostante la terribile condizione in cui vive, la cultura e la poesia gli sono d’aiuto (molto poetica la descrizione della scia lasciata nel cielo da un aereo da caccia).

Anche sulla fine della prigionia, con la riconquistata libertà,  c’è moltissima ironia, dalla Camel nell’orecchio dell’americano, alla passione dei russi per la sveglia e alla sua opinione sugli italiani che “non muoiono neanche se li ammazzano”.

Rivolge un pensiero ironico sulla libertà di spirito anche alla sulla Signora Germania quando dice: “di fuori è una faccenda molto facile da comandare ma dentro ce n’è un altro e lo comanda solo il Padre Eterno”.

E’ davvero un diario “particolare”, è un denuncia della guerra che non ha mai un senso perché è violenza dell’uomo sull’uomo, solo perché dall’alto qualcuno lo comanda.

La bravura di Guareschi  si rileva anche nel modo in cui descrive un argomento così terribile senza intristire nonostante la commozione che fa comunque nascere nei lettori

E’ piaciuto comunque a tutte le lettrici.